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Viaggio intorno ai luoghi di Anna Karenina, il capolavoro di Tolstoj
“Tutte le famiglie felici si somigliano; ogni famiglia infelice è infelice a modo suo”
Questo è uno degli incipit più celebri della storia della letteratura mondiale. Si tratta della frase con cui prende avvio Anna Karenina, il celebre romanzo russo pubblicato nel 1875-1877 dall’abile penna dello scrittore, filosofo e attivista russo Lev Tolstoj.
A prima vista l’opera potrebbe trarre in inganno: sebbene infatti il nucleo centrale sia il tema dell’adulterio (e delle conseguenze di tale atto), il romanzo sviscera tutti i temi fondamentali della natura umana, quali colpa, perdono, amore, vita matrimoniale ecc.
Tutto questo è dominato da un senso religioso dell’esistenza, dal quale emerge il tono critico dell’autore verso i costrutti della società borghese che emarginerà Anna, l’adultera.
Ma procediamo con ordine e vediamo i luoghi della storia di Anna Karenina.
Mosca
La vicenda prende avvio proprio a Mosca. Qui vive il fratello di Anna, detto Stiva che, colpevole di aver tradito la moglie Dolly, chiama in aiuto la sorella sperando in un aiuto ai fini di riconciliarsi con la moglie.
La prima scena importante vede protagonista proprio la stazione di Mosca. Non solo questo è il luogo del primo incontro tra Anna e Vronskij ma qui troviamo il primo presagio della vicenda.
Anna Karenina è infatti anche un romanzo pieno di presagi e la scena di apertura in stazione, con l’operaio della ferrovia che muore investito da un treno, ci immerge subito in un clima sinistro.
Qui a Mosca si sviluppa non solo l’inizio del rapporto fra Anna e Vronskij ma anche la prima parte della storia tra Levin e la principessina Kitty.
Qui, immersi nei palazzi e nei luoghi dell’alta aristocrazia russa, assistiamo alla pace tra Stiva e la moglie Dolly e alla famosa scena del ballo. La scena è decisiva e rappresenta una svolta emotiva per molti personaggi: Levin viene rifiutato da Kitty, la quale si trova anch'essa con il cuore spezzato perché assiste al corteggiamento serrato che Vronskij mette in atto con l’intento di sedurre Anna. Quest'ultima, scossa dall’avvenimento e dai propri sentimenti, decide di rientrare immediatamente a San Pietroburgo dal marito e dal figlio.
San Pietroburgo
San Pietroburgo è la città dove Anna vive con il marito Karenin, un funzionario di Stato particolarmente immerso nel suo lavoro. Tolstoj descrive perfettamente (senza farsi mancare qualche accenno di ironia) la figura del burocrate.
Anna, più giovane e passionale, si trova (suo malgrado) incastrata in un matrimonio quieto ma rigido, la cui unica fonte di gioia è il figlio Sereza.
L’ufficiale Vronskij non si è dato per vinto e ha infatti deciso di seguire Anna a San Pietroburgo.
Krasnoe Selo
“Ma in seguito a questo sul viso di Anna avvenne una trasformazione che fu assolutamente sconveniente. Restò completamente smarrita”
In questa cittadina russa, nell’immediata periferia sud di San Pietroburgo, si svolge una delle scene più famose del romanzo, ovvero la corsa dei cavalli di Vronskij.
L’ufficiale incorre in una brutta e pericolosa caduta ed è qui che Anna, alla presenza del marito, si tradisce, rivelando con un’esclamazione sconvolta che i cortesi rapporto con il giovane ufficiale celano un sentimento molto più profondo di quanto lei stessa voglia credere.
In seguito a questo avvenimento comincia il tormento del marito della Karenina, preoccupato soprattutto di salvare le apparenze. Qui le prime critiche alla società borghese, società che Anna deciderà di sfidare, accogliendo il sentimento che prova e vivendo apertamente la sua storia d’amore.
A causa di questa decisione, cominceranno tormenti indicibili: il senso di colpa per aver abbandonato il proprio figlio si unirà all’esclusione completa da parte della società, emarginando Anna dalla vita elitaria che ha sempre vissuto.
Tashkent
Tashkent viene citato come luogo di fuga di Vronskij. Il giovane e seducente ufficiale è sconvolto dopo aver assistito alla “quasi morte” di Anna che, incinta di lui, riesce a dare alla luce la figlia (che chiamerà con il suo stesso nome).
La donna rischia appunto di morire e implora il marito di perdonarla.
“Lui non pensava che quella legge cristiana, che aveva voluto seguire tutta la via, gli prescrivesse di perdonare e amare i propri nemici; ma un senso radioso di amore e perdono per i nemici gli riempiva il cuore”.
Con questo passaggio, Tolstoj descrive perfettamente il senso cristiano del perdono verso chi ci ha fatto del male.
Dopo un momento di crisi, Anna e Vronskij si ricongiungono e partono per l’Europa vivendo un felice idillio.
Tornati in Russia, tuttavia, il romanzo ci mostra il declino della coppia (che va di pari passo con la grande felicità della vita matrimoniale di Kitty e Levin). Anna, che in un primo momento si era mostrata forte e pronta a sfidare le pregiudizievoli leggi sociali, crolla sotto un mare di giudizi maligni e ossessionata all’idea di perdere l’amore di Vronskij.
La scena finale del romanzo ci riconduce alla stazione di Mosca. Ecco che il cerchio si chiude proprio nel luogo d’avvio delle vicende.
Qui, Anna, in preda a un delirio di pensieri tormentati, si suicida gettandosi sotto a un treno in arrivo.
Ed ecco che, in questo senso, il sinistro presagio riconducibile alla scena della stazione dell’inizio, trova senso nel suicidio di Anna.