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Mille splenditi soli: la storia dell'amicizia di due donne sullo sfondo dell'Afghanistan
“Mille Splendidi Soli” è il secondo romanzo dello scrittore Khaled Hosseini, già famoso grazie al successo del precedente libro, il bestseller “Il cacciatore di aquiloni”.
Il titolo del romanzo è ispirato ai versi del poeta Saib-Tabrizi, che, nel XVII secolo, descrisse la città di Kabul con queste parole:
“Non si possono contare le lune che brillano sui suoi tetti, né i mille splendidi soli che si nascondono dietro i suoi muri”.
Khaled Hosseini decide di narrarci la storia di una splendida e significativa amicizia tra due donne che non potrebbero essere più diverse; accomunate dalle stesse tragiche condizioni, le due si uniscono sullo sfondo dei conflitti che si sono susseguiti in terra afghana dagli anni ‘70 fino ai giorni nostri.
I due destini di queste donne, così diverse, così uguali, si incontrano e si intrecciano in una spirale di guerra, violenza e maschilismo.
Un romanzo che racconta la storia di un paese, che si ambienta nel passato ma che, tuttavia, non potrebbe essere più attuale.
Herat
Il primo luogo che ci viene presentato è una cittadina immaginaria nei pressi di Herat, terza città per livello di popolazione in Afghanistan.
Qui vive Mariam, una delle due protagoniste della vicenda. Mariam è una figlia illegittima nata dall’unione tra Nana, una donna molto dura segnata dalla sofferenza e il ricco proprietario terriero e commerciante Jalil.
Mariam è ingenua e nutre per il padre un amore incondizionato, nonostante la madre la metta sempre in guardia riguardo alla vergogna che l’uomo nutre verso la figlia.
Il giorno del suo quindicesimo compleanno, Mariam decide di recarsi dal padre (noncurante dei mille avvertimenti minacciosi di Nana che la prega di non andare); il padre, che pur amando la figlia se ne vergogna, non la riceve, creando in Mariam un grande senso di amarezza.
A tale delusione si aggiunge il senso di colpa dovuto al suicidio della madre. Ecco che, a questo punto, Mariam è costretta a trasferirsi dalla famiglia del padre, il quale la dà subito in sposa a Rachid, un uomo di circa 40 anni che fa il calzolaio a Kabul. Comincia così la vita “adulta” di Mariam che, a soli 15 anni, si ritrova moglie di un uomo rozzo e sgarbato, che la priva di qualsiasi libertà.
Kabul
Laila, la seconda protagonista, è una giovane e sveglia ragazzina che vive a Kabul con la madre e il padre.
E’ istruita, bella, nutre grande stima e affetto nei confronti del padre Baba, un professore universitario, e vive una profonda amicizia (che diventerà poi amore) con Tariq, coetaneo di etnia pashtun che ha perso una gamba in seguito allo scoppio di una mina antiuomo.
A causa dello scoppio della guerra, la famiglia di Laila vorrebbe lasciare Kabul ma purtroppo i genitori di Laila muoiono e la ragazza rimane orfana.
Ma come avviene l’incontro tra Laila e Mariam? La giovane viene tratta in salvo da Rachid, il quale decide di ingannarla annunciandole la morte di Tariq e le propone di sposarlo.
Laila, che nel frattempo ha scoperto di essere incinta del giovane, decide di accettare la proposta di matrimonio per mettere in salvo il figlio che ha in grembo.
Ecco che, dunque, la giovane irrompe nella vita matrimoniale di Mariam e Rachid, una vita infelice che regala a Mariam vessazioni, umiliazioni e sofferenza. La donna è inizialmente decisamente ostile nei confronti della giovane, a cui Rachid riserva tantissime attenzioni.
Ma con il tempo, dopo la nascita della figlia di Laila, Aziza, le donne si rendono conto di essere accomunate dalla stessa crudele condizione ed è così che nasce una sincera amicizia fatta di condivisione quotidiana, suddivisione delle faccende domestiche e, soprattutto, protezione da Rachid, divenuto violento tanto con Mariam quanto con Laila.
Nel frattempo, il romanzo ci descrive la situazione di Kabul che, sotto il regime talebano, diventa un vero e proprio inferno. Particolarmente crude le pagine in cui la famiglia soffre la fame; Rachid ha infatti perso la sua bottega e Laila è tristemente costretta a lasciare Aziza in un orfanotrofio per fare in modo che la piccola venga nutrita.
Dopo una delle frequenti visite all’orfanotrofio, Laila rincontra Tariq, scoprendo dunque che il giovane non è morto come le aveva invece raccontato il marito. L’uomo, venuto a conoscenza dell’incontro tra i due grazie al racconto ingenuo e disattento di Zalmai, suo figlio naturale e secondogenito di Laila, si infuria e comincia a picchiare ferocemente la giovane.
Mariam, nel tentativo di difendere l’amica e stremata da un’esistenza fatta di percosse e violenze, uccide Rachid con una pala.
In seguito, decide di costituirsi alla polizia e, sacrificandosi per Laila, Tariq e i bambini, consente loro di trasferirsi. Mariam viene dunque rinchiusa nella prigione femminile di Walayat e condannata alla pena di morte.
Pakistan
Laila e Tariq si trasferiscono in Pakistan, nella città di Murri, una località di villeggiatura che sorge sulle colline di Hazara e Galyat.
Qui si sposano immediatamente e conducono una felice vita familiare, interrotta dallo scoppio della guerra tra Stati Uniti e Afghanistan.
Laila e Tariq decidono di tornare a Kabul per aiutare la loro gente; la donna riesce anche a ristrutturare l’orfanotrofio che aveva accolto Aziza nei momenti di difficoltà.
Prima di ritornare a Kabul, il romanzo ci fa ripercorrere l’infanzia di Mariam a Herat: Laila infatti ritorna nella cittadina in cui è cresciuta l’amica per renderle un simbolico omaggio.
Ecco uno dei punti più commoventi di tutto il romanzo: qui veniamo a conoscenza dell’enorme pentimento del padre di Mariam che, in punto di morte, le aveva chiesto perdono per il suo vile comportamento, lasciandole buona parte della sua eredità.
Nella parte conclusiva del romanzo, siamo nel 2003. Laila è diventata insegnante e lavora nell’orfanotrofio che ha ristrutturato (grazie anche a parte dei risparmi donati a Mariam da suo padre).
La giovane è incinta di Tariq e, nonostante la sua nuova vita a Kabul, non ha dimenticato la sua amica Mariam.
“Mentre torna verso la cattedra, pensa al gioco dei nomi che durante la cena, la sera prima, hanno giocato per l’ennesima volta (...). Ma il gioco riguarda solo nomi maschili. Perché se sarà una bambina, Laila ha già scelto il nome”.