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    Milano – Termine corsa treno

    Ricordo come un miraggio, gli stessi contorni sfocati, la sete, la stanchezza nelle gambe, l’euforia prestante delle gite, il Castello Sforzesco, piazza Cordusio, le minuscole strade attorno alla Galleria, i tragitti dentro la metropolitana che mi sembrava grandissima, intricata come un intestino, affollata e frenetica, e infine lì, davanti al Duomo, l’acqua che scendeva a grandi gocce […], l’incredibile varietà umana che spiccava ai miei occhi provinciali

    Spatriati, Marco Desiati

    

    Termine corsa treno. Le parole del capotreno mi risvegliano dal tepore: siamo in arrivo a Milano Centrale. Scendere alla Stazione Centrale mi comunica subito lo spirito del luogo. I binari non proseguono verso un orizzonte altro, ma lì terminano, non accompagnano più da nessuna parte. Mi stanno dicendo che Milano non è luogo di passaggio. Milano è luogo in cui ci si trapianta, è luogo di Spatriati. Esco dalla stazione, finalmente scendo giù nei sotterranei della città. Lì ha inizio il mio viaggio, tra quei tragitti intricati «come un intestino», che intersecherà le traiettorie della città dalla forma concentrica, collegherà i raggi del suo diametro, neuroni di una sistema frenetico e ad alta velocità, scorrerà, banchina dopo banchina, le quattro linee che la sorreggono: M2, M1, M3, M5. Questo il mio percorso, questa la storia del mio incontro con Milano.

    

    M2 LINEA GIALLA

    
    Quartiere di Brera

    La linea gialla la associo a casa. Ha ospitato la mia ultima casa milanese, a Crocetta, e ospita ancora la casa di mia madre. Direzione Montenapoleone. Scendo. Pochi passi fuori dalla fermata e mi trovo immersa nel quartiere di Brera, il quartiere dell’arte, dei musei e dell’Accademia, ma anche della moda, di Armani e della Marangoni. L’Accademia di Belle Arti di Brera è punto d’incontro per le personalità più svariate, un connubio di colori, stagioni e tempi differenti che si mescolano nel volto unico e caratteristico della zona. È qui che si va per assaporare l’arte, in qualsiasi sua forma, pittorica e scultorea alla Pinacoteca di Brera (avete presente Il bacio di Hayez? Ecco si trova qui), naturale e floreale all’Orto Botanico, nascosto tra le mura della Pinacoteca e risalente alla fine del Settecento (sono presenti lì più di trecento specie vegetali) o, ancora, l’arte intesa fashion, grazie alla presenza della scuola di alta moda e via Montenapoleone. Dopo essermi acculturata, e aver salutato la mia vecchia casa, torno alla gialla: direzione Missori. Altro luogo familiare, l’Università degli Studi di Milano, quando l’ho vista per la prima volta, ne sono rimasta affascinata. Ero persino contenta di studiare, pensandomi camminare con i libri in mano tra uno dei tanti cortili interni. Prima ancora di immergermi nella letteratura e la filosofia, mi trovo davanti alla Torre Velasca, simbolo della città e del centro, costruita negli anni Cinquanta e rappresentazione dello stile brutalista. Inaugura la zona non più dell’arte ma dei giovani, degli universitari, che si spostano tra Festa del Perdono e Santa Sofia. Qui si trovano tantissimi locali per aperitivi, pranzi last minute (da veri milanesi) e serate. Chicca leggermente soprannaturale e segreta in zona? L’Ossario di San Bernardino alle Ossa: le pareti della cappella della chiesa sono interamente ricoperte di ossa e teschi.

    
    Ossario di San Bernardino alle Ossa

    È sempre qui, camminando lunga la linea che, tra Crocetta e Porta Romana, si trova Via Orti, conosciuta per il locale Lacerba, ottimo ritrovo per giovani amanti del buon bere e buon cibo (anche vegetariano). Poco più avanti, tra Piazza Cinque Giornate e Piazza Tricolore, si trova il cosiddetto Quartiere Arcobaleno (o Giardino), una specie di Burano versione milanese, con le casette tutte colorate, un progetto ideato da una cooperativa a fine Ottocento per ospitare case a prezzo accessibile, via via nel tempo abbellite, dando origine a questo spazio multicolore. Non a caso, in zona, il Mercatino Penelope offre arredi dalle più svariate forme e fantasie, coni gelati versione gigante, fenicotteri rosa, mobili e oggetti di design vintage con cui arredare casa. A pochi passi, la Porta (Romana), una delle tante a Milano, risalente all’epoca classica e che ricorda come la città, nel tempo, si sia estesa, cerchio dopo cerchio. A segnare le origini della città di Mediolanum (così in latino) anche le Colonne di San Lorenzo, sedici colonne nel centro città, oggi luogo di ritrovi serali. Cammino e cammino e ritorno in metro, per proseguire il mio viaggio. Direzione Lodi: Fondazione Prada, tra mostre permanenti e temporanee, organizza installazioni e opere di arte contemporanea (ne ricordo una con un “cadavere” dentro un box pronto per la cremazione). Si può anche salire sulla torre, e la vista non è niente male!

    
    Fondazione Prada

    Rimanendo sui musei, direzione Duomo, il Museo del Novecento, nel Palazzo dell’Arengario. E, ovviamente, il Duomo: simbolo della città, costruzione che ha visto fasi su fasi, mai terminata, dallo stile gotico e neoclassico, il Duomo con la D maiuscolo. Intorno si dipanano le vie dello shopping, tra cui Via Torino che collega, con i suoi negozi, la Cattedrale alle Colonne e ai Navigli. Al centro, la Chiesa di San Satiro, con il suo finto coro (realizzato da Bramante) che crea un’illusione prospettica simulando una profondità inesistente e quasi “magica”. Proprio accanto, a collegare Duomo, il Teatro alla Scala e Brera c’è Galleria Vittorio Emanuele, soprannominata “il salotto di Milano”.

    
    Galleria Vittorio Emanuele II

    È qui che finisce la storia della Linea Gialla, davanti al simbolo di Milano con la D maiuscola e al suo salotto. È ora di tornare giù nei sotterranei. È ora di cambiare colore.

    

    Cambio feat. Mangiare e bere

    Lungo la Linea Gialla, sede di arte, moda e gioventù, ci sono moltissimi posti in cui mangiare e bere. Segnalo, tra i tanti, oltre a Lacerba: Le Biciclette, locale che dal nome già si intuisce la sua caratteristica, il Tom per chi vuole unire cibo e festa per una serata universitaria unica, il Panificio Davide Longoni, zona Porta Romana, con annessa caffetteria, propone prodotti da forno, dolci e salati, tra i migliori da assaggiare con del vino. Un Posto a Milano, per chi vuole “fingere” di fare una gita fuori porta in un agriturismo pur rimanendo nel centro città, Luini se si vuole assaggiare ottimi panzerotti a poco prezzo (chi ha vissuto a Milano sicuramente lo consiglierà). In zona Montenapoleone, invece, Bioesserì è un ottimo ristorante bio, adatto per vegetariani, vegani e celiaci.

    

    M1 LINEA ROSSA

    Abbandono il giallo e, dal Duomo, incontro la rossa: direzione Cordusio. Dopo quella di Brera, bisogna visitare anche la Pinacoteca Ambrosiana, che accoglie opere d’arte, italiana e straniera, di Leonardo, Botticelli, Tiziano e Caravaggio (conoscete il famoso Codice Atlantico di Leonardo?).

    
    Castello Sforzesco nel Parco Sempione

    Proprio da questa fermata, al centro della piazza, si può scorgere il maestoso Castello Sforzesco, eretto nel XV secolo dal neo-duca Francesco Sforza: è qui che mi dirigo, a piedi o in metro (direzione Cairoli). Il Castello si trova all’inizio di Parco Sempione, dalle dimensioni così immani da ospitare al suo interno (oltre a super party e rave serali), la Triennale di Milano, l’Arco della Pace, la Torre Branca, l’Acquario Civico e, perché no, una discoteca, conosciuta da tutti i milanesi, l’Old Fashion. Costeggiando il parco, direzione Cadorna, qui mi fermo: un’altra chiesa da non perdere, la Chiesa di San Maurizio, per alcuni la “Cappella Sistina” ambrosiana, con quasi quattromila metri di affreschi risalenti al Cinquecento.

    
    Chiesa di San Maurizio

    Continuo, direzione Conciliazione, per assaporare ancora quello spirito artistico con cui è iniziato il mio viaggio. D’altronde, non sono lontana da Brera. Proprio a Conciliazione, accanto alla chiesa di Santa Maria delle Grazie, si trova il celeberrimo Cenacolo di Leonardo (prenotate con anticipo, ne vale la pena).

    
    Santa Maria delle Grazie

    Ora ritorno alla mia fidata metro, giusto per accennare a un luogo che di rado si va di passaggio o per caso ma che, nel mese di maggio, è meta di turisti e amatori del design: direzione Rho Fiera. Conosciuto per aver ospitato l’EXPO 2015, la zona dedicata alle fiere, a maggio, si riempie in occasione del Salone del Mobile. Ancora mi ricordo, nel 2018, quando ci lavorai come barista. Assolutamente meglio andarci come visitatrice. Retrofronte, riprendo la metro e raggiungo Porta Venezia. È questa la zona cosiddetta del Lazzaretto, quartiere ricco di vita, cibo, locali, negozi di ogni genere, che ha visto il succedersi di tradizioni, culture e comunità differenti, creando un vero e proprio pastiche di vita. Lazzaretto perché era stato predisposto per isolare i malati di peste (Manzoni docet). Dopo, negli anni Settanta, ha ospitato la comunità habesha, etiope ed eritrea. Infine, oggi, il Lazzaretto è diventato il luogo di ritrovo della comunità LGBTQIA+ milanese. Insomma, un vero spaccato di vita! Piccola chicca, sempre manzoniana: proprio dalla fermata, i due edifici erano antichi caselli daziari che controllavano l’accesso alla città. È da qui che Renzo entrò a Milano alla ricerca della sua Lucia. Ma non è l’unica bellezza di questo quartiere, ancora la Torre e la Casa Rasini (di Gio Ponti ed Emilio Lancia), le Mura Spagnole, di metà Cinquecento, corso Buenos Aires.

    
    Caselli daziari in Porta Venezia, dove passò Renzo Tramaglino

    Mi fermo qui, torno nei miei sotterranei, direzione Loreto. È giunta l’ora di tingersi di un nuovo colore, più brillante, speranzoso, bio: la linea verde.

    

    Cambio feat. Mangiare e bere

    Linea del lusso, ma anche della movida e dell’integrazione, ciò si riflette anche nelle sue proposte di cibo e bere. Segnalo la Cantina del Giannone (Parco Sempione) per chi vuole assaporare ancora la buona cucina milanese, oppure il Bar Picchio, in Porta Venezia, tassativo per chi NON vuole spendere, star seduto e dentro. Hardcore. Eppol è ottimo per un drink prima di iniziare la serata. Da Immorale il menù si fa extravagante, niente suddivisione, evviva la condivisione. La Trattoria Sabbioneda è per gli amanti della cucina casalinga, cucina lombarda come si comanda. Per una pausa dolce consiglio Pasticceria Gelsomina, dove si possono mangiare i prodotti tipici meridionali (perché chiaramente i dolci più buoni sono i loro).

    

    M3 LINEA VERDE

    Le porte si aprono, entro. Prossima fermata Piola. Mi ricordo ancora la prima volta che ci sono stata, la chiamavo Pìola, e così facendo mi son fatta riconoscere. La linea verde è universitari: interseca Città Studi, un nome una storia, per poi passare dalla Cattolica e, infine, la zona dove tutti gli universitari si scaricano del peso della giornata: i Navigli. Vado con ordine. Entrare nella verde significa tante cose: tra queste vedersi giovani studenti con tubi e cartellette, fogli e modellini in mano agitarsi non appena devono prepararsi all’impresa, scendere veloci senza distruggere il loro equilibrio architettonico. Qui si trova il Politecnico di Milano, sede di architettura e ingegneria, mentre intorno il dipartimento scientifico dell’Università degli Studi. È la zona degli ingegneri, dei matematici e fisici, dei chimici e biologi. Insomma, di quelli che sanno usare numeri e squadre (non io, stavo meglio a Brera, ammetto). Non mancano comunque le chicche artistiche (e dopotutto non è l’architettura un arte?). Da guardare almeno una volta è la Toiletpaper Magazine, creato da Maurizio Cattelan e Pierparolo Ferrari, con foto d’obbligo.

    
    Toiletpaper Magazine (credits by Fanpage)

    In direzione Lambrate il Parco Lambro: che sia un picnic, una passeggiata, una partita a pallone, una corsa, un libro, il parco ha spazio per tutti.

    
    Parco Lambro

    Risalendo sulla metro, ogni tanto, poi, mi capitava di prendere la direttissima per Assago Forum, dove quasi sempre c’è un concerto e, ovviamente, la finale di X Factor. Retrofronte, è il momento di scaricare le batterie con qualche drink o mercatino dell’usato. Direzione Porta Genova. Oltre al Naviglio Grande e Pavese, luogo straripante di locali, librerie, ristoranti, negozi, vita, la zona che mi è più rimasta in mente è la Martesana: fuori dal caos, seppure a un passo, per chi come me ha bisogno ogni tanto di staccare, con una passeggiata o anche una biciclettata, la zona ospita tantissimi locali per fare una pausa davanti all’acqua e alla “natura”. Ma la pausa la rimando a dopo. Salgo in sella e riprendo i sotterranei: direzione Sant’Agostino e Sant’Ambrogio. La Cattolica è conosciuta come università, ma in pochi sanno forse che al suo interno si nasconde il Giardino delle Vergini: un luogo dedicato esclusivamente alle donne (no men), risalente al 1928 e intitolata a Santa Caterina d’Alessandria, vergine, santa, martire e prorettrice degli studi. Ancora, in zona, la Basilica di Sant’Ambrogio è da visitare, e, ritornando ancora alle nostre origini di Mediolanenses, i resti dell’Arena romana. Non è raro imbattersi qui in festeggiamenti, mai visti così tanti laureati come in questa zona.

    
    Basilica di Sant'Ambrogio

    Riprendo la metro, direzione Lanza. Tornata nel cuore di Brera, ecco il Piccolo Teatro, conosciuto grazie a Paolo Grassi e Giorgio Strehler. Di qui si può, per chi ha energia, passeggiare nella via che collega Brera a Garibaldi: Moscova, via Garibaldi, corso Como, tutte vie ricche di negozi, ristoranti e locali giorno e sera, fino ad arrivare alla quasi non più nuova piazza Gae Aulenti, in onore dell’omonima architetta, che nasce dall’incontro di più edifici che la costeggiano. D’inverno, qui, è possibile pattinare, mentre d’estate le fontanelle sparse sulla pavimentazione danno un insolito rinfresco. Eccomi, pronta a prendere le scale mobili, di fronte a un altro simbolo della città: il Bosco Verticale, emblema della sostenibilità (come City Life) ideato da Boeri Studio.

    
    Bosco Verticale (credits by Milanopocket)

    Con questo scorcio floreale e verde, me ne torno nei sotterranei, pronta per l’ultima linea.

    

    Cambio feat. Mangiare e bere

    La verde è una delle linee più frequentate e non a caso ricca di offerte culinarie. La Piola offre cucina tipica milanese (ossobuco, cotoletta, cassoeula); la Trattoria Bertamè, luogo perfetto per un business lunch in estate, con il suo cortile interno. Allangolare è un bistrot stile salotto anni Sessanta, mentre Escobrillo, mini-enoteca, ha una selezione di vini da bere sul momento o da acquistare. Eataly, in corso Como, per gli affezionati. Da Zibo, in Sant’Ambrogio, si mangiano fritti e paste ripiene, oltre ai tipici gyoza alla milanese. The Meatball Family è arredato in stile newyorkese e, come dice il nome, offre polpette di carne in tantissime varianti.

    

    M5 LINEA LILLA

    Direzione San Siro (Stadio). Già sento la musica. Uno dei più famosi stadi d’Italia, celebrato da così tante canzoni e cantanti. Qui inizio il mio ultimo viaggio sotterraneo.

    A inaugurare la metro, oltre la fermata, è il Parco Aldo Aniasi, un tempo Parco del Trenno, uno dei più grandi parchi di Milano. Sempre lì, zona di stadi e di parchi, anche il Parco delle Cave, un alternarsi di laghetti e zone erbose per chi ama il caldo ma non gli dispiace l’ombra. È la zona per così dire più nuova di Milano, che qui diventa la city e, passando di fermata, direzione Tre Torri, diventa City Life, simbolo della nuova Milano, quella innovativa e sostenibile, la città moderna, incrocio tra rigenerazione, recupero, stile e avanguardia: la Milano del Terzo Millennio.

    
    CityLife (foto di Andrea Cherchi)

    Tre Torri, perché ciò che fa da palcoscenico a City Life sono proprio tre edifici, dalla forma architettonica quasi irrealistica (come fanno a stare in piedi?), dette il Dritto (Torre Isozaki), lo Storto (Torre Hadid, o Torre Generali) e il Curvo (Torre Libeskind). Vale la pena farci una visita. Saltando qualche fermata arrivo a Monumentale, altro luogo il cui nome è garanzia: qui, si trova, come ogni città che si rispetti, Chinatown, con il suo cibo, negozi, eventi che la contraddistinguono. Tra questi il karaoke più famoso di Milano, il KTW, composto di più sale in cui cantare contemporaneamente a seconda dei gusti. Sempre in zona, a dare il nome alla fermata stessa, è il Cimitero Monumentale, un vero e proprio museo open air, risalente al 1966. Qui, all’entrata del Famedio (“tempio della fama”), si trova la Cripta che accoglie le tombe dei milanesi più famosi (indovinate?): Alessandro Manzoni, Ugo Foscolo, Eugenio Montale, Giorgio De Chirico, Alda Merini, Umberto Boccioni e altri ancora, a cui si aggiungono opere d’arte disseminate lungo i viali del cimitero.

    
    Cimitero Monumentale (credits by ItalyWhere)

    Tornando sui miei passi, riprendendo la metro, è tempo di libri e vintage. Il luogo che fa al caso è la fermata Isola, da alcuni detta “anima alternativa” di Milano, per il suo raccogliere spiriti di diverse inclinazioni, culinarie, artistiche, di movida e altro. Per chi ama leggere (o comprare libri, o possederli), vada da Kasa dei Libri, un appartamento su tre piani che raccoglie libri, opere d’arte, in cui si può assistere a eventi, mostre e laboratori. Sempre per libri di seconda mano c’è Isola Libri. Per chi è interessato, oltre alla cultura, all’altro spirito milanese, la moda, sempre di seconda mano qui si trovano Ambroeus e Offfi. Insomma, a Isola e dintorni non si può uscire, o almeno io non esco, senza qualcosa in mano.

    
    Frida Bar (credits by FlawLess)

    Proseguendo il mio viaggio, direzione Bicocca, arrivo all’Hangar Bicocca: ultima tappa prima del mio ritorno e ultimo appuntamento con l’arte moderna e contemporanea milanese. Dopotutto, ho iniziato con Il bacio di Hayez e il ritratto di Manzoni, non mi rimaneva che concludere con un’arte a me coetanea.

    Ora posso tornare in direzione Garibaldi.

    

    Cambio feat. Mangiare e bere

    Anima alternativa, Isola non può mancare di “alternativizzarsi” anche in cucina. Al Cafè Gorille, accanto al Bosco Verticale, si può colazionare, merendare, pranzare e cenare a (quasi) qualsiasi ora. Ancora, oTTo, zona Paolo Sarpi, e i suoi “quadrotti”, aperitivi componibili. La Ravioleria Sarpi, per sentirsi a casa in Chinatown, un take away coi fiocchi, o anche Wang Jiao, per provare il famoso Hot Pot. Sempre nello spirito ma più easy c’è la Rosticceria Meifu. Da poco ha persino aperto un supermarket etnico, il Chineat! La Buttiga Beer Room è per chi ama la birra più del vino; per i bibliofili recidivi Librosteria mixa libri e cucina. In zona Isola, invece, Bar Cosmo, Vynil e Frida (con serra super per la primavera) sono tra i ritrovi più amati del quartiere, mentre Momo assolutamente per colazione. Per pranzo e cena, romantico e “alternativo”, Capra e Cavoli propone piatti vegetariani e vegani.

    

    Il mio viaggio è terminato. Il treno per Torino Porta Nuova è in partenza al binario 12.

    Autore: m.fantoni