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    New York, New York

    (Harry) Ehi non per vantarmi ma nessuna si è mai lamentata, (Sally) Ti credo scappi come una lepre, (H) Io credo che si divertano molto (S) E come lo sai? (H) Lo so perché lo so (S) Perché loro mm… (H) Sì, perché loro mmm… (S) E come lo sai che veramente mmm… (H) Ma che stai dicendo, che fingono l’orgasmo quando mmm… (S) È possibile (H) Sì, addio! (S) Perché? A tutte le donne è capitato di fingere! (H) Beh, non hanno mai finto con me. (S) E come lo sai? (H) Perché lo so! (S) Ah già, giusto, dimenticavo, sei un uomo. (H) E questo che vuol dire? (S) Niente, tutti gli uomini giurano che a loro non è successo mai e tutte le donne prima o poi hanno finto, tira le somme. (H) E io non so riconoscere la differenza? (S) No (H) Sei ridicola!

    (da Harry ti presento Sally)

    

    È il 1989 quando, all’ora di pranzo, tra un Pastrami e un panino con salsa e insalata «a parte», alla provocazione di Harry (Billy Crystal), Sally (Meg Ryan) realizza quella che sarà una delle scena più iconiche del cinema americano (e non solo), fingendo un orgasmo a tal punto ben rappresentato e realistico che la vicina di tavolo ordina lo stesso piatto, e portando sullo schermo una grande verità spesso celata. Chi non è dalla parte di Sally, nel dire che tutte hanno finto almeno una volta un orgasmo? Siamo al Katz’s Delicatessen, nell’East Village, a New York, l’inizio di un viaggio tra i luoghi che hanno segnato la storia del cinema. Difficile contare quanti film sono stati fatti a New York, o solo ambientati. Harry ti presento Sally, per me, segnerà la prima tappa del tour.

    Ciak, Azione!

    

    HARRY TI PRESENTO SALLY

    
    Katz Delicatessen (da Harry ti presento Sally)

    Guardo in alto, sul soffitto, esattamente sopra il tavolino in cui hanno pranzato i due protagonisti: un cartello dice «Where Harry met Sally… Hope you have what she had!»

    L’incetta di pastrami e di «a parte» mi consigliano di prendere un po’ di aria, e così mi lancio nella Houston St alla volta dell’East Village: un tempo era il quartiere degli scrittori della Beat Generation e degli hippy degli anni Sessanta. L'atmosfera si può ancora sentire al St. Mark's Place e al St. Mark's Bookshop. Non è la libreria in cui si re-incontrano dopo anni i due protagonisti, la Shakespeare and Co, nel cuore di Greenwich Village, ormai però chiuso e sostituito da un drugstore. È proprio in questo quartiere che, dopo il lungo e stressante viaggio da Chicago, durante il quale si è stabilito che uomo e donna non possono essere amici, arrivano i due protagonisti, sotto l’arco di Washington Square Park, Harry scende dalla Toyota e saluta Sally, per poi rivedersi solo molti anni dopo. Ed è qui, chicca in più, che si trova l'appartamento di Carrie Bradshaw, al 66 di Perry Street, e anche l'appartamento di Friends, al 101 Bedford St. Ovviamente la vita di Harry e Sally non si racchiude in questa unica zona, ma spesso e volentieri straborda, contaminando qua e là altri quartieri, e così intersecandosi via via con altri film e serie tv. Un caso, ovviamente, è il Central Park, simbolo della City e il parco forse più filmato al mondo. Al The Loeb Boathouse, affacciato su un laghetto e circondato da barchette, Sally annuncia che è di nuovo single, «di nuovo su piazza», e la sua amica Marie tira fuori il carnet degli uomini disponibili. Proprio in questo periodo, Harry e Sally si ritrovano, ma ci vorrà un bel po’ di tempo prima che possano veramente diventare amici, nonostante quanto avessero detto in macchina. Lo diventano ‘ufficialmente’ dieci anni dopo, al Central Park West.

    
    The Loeb Boathouse (foto da Dessert Correspondents)

    L’ultimo tratto di questa mia passeggiata da film mi porta nell’Upper East Side, giusto crocevia tra un film e l’altro. Qui, infatti, si trovano due luoghi cult di Harry ti presento Sally, il Cafè Luxemburg, dove un appuntamento al buio fallito porterà i migliori amici dei protagonisti a innamorarsi, e il Metropolitan Museum, lungo il la Fifth Avenue, detto anche il Met, nella cui sala egizia i due cominciano a scherzare con versi e paprica. Il Met è uno dei musei più conosciuti e prestigiosi, con la sua collezione che va dall’arte antica (egizia appunto) a quella contemporanea. Vicino si trova anche il Solomon Guggenheim Museum, altro museo iconico sin dalla sua architettura, con la sua rampa a spirale, e lui stesso sede di altri film. È in questa via, la Fifth Avenue, nell’Upper East Side, che mi saluto con Harry e Sally. Loro ora devono chiacchierare in altri luoghi e renderli iconici a loro volta. A noi, per ora, basta così.

    
    The Met (foto da CnTraveler)
    

    COLAZIONE DA TIFFANY

    
     Colazione da Tiffany, Fifth Avenue (foto da Repubblica.it)

    Holly Golightly, nel suo abito da sera Givenchy e gli occhiali neri Ray Ban Wayfarer, mordicchia un croissant e sorseggia un caffè. Siamo davanti al negozio di Tiffany & Co, nella Fifth Avenue, Upper East Side, proprio dove si compie la scena cult del film Colazione da Tiffany (dall’omonimo romanzo di Truman Capote), in quel negozio in cui, secondo Holly, «niente di brutto può accaderti». Protagonista e simbolo di una nuova era, Holly ci porta direttamente nella sua confusa e disordinata casa, un appartamento al n. 169 della 59th East, angolo Lexington Avenue. Da qui, dopo averci cantato Moon River dalle scale antincendio, noi, lei, il suo gatto e Paul iniziamo il nostro giro per il quartiere del lusso e dell’élite (lo stesso che, senza sorprese, è il centro di un’altra serie, Gossip Girl). Non a caso è il quartiere con più negozi di stilisti, dal Bloomingdale's, famoso per lanciare le mode, il Barneys, per arrivare nella Madison Avenue e tutti i suoi negozi di stilisti conosciuti in tutto il mondo (per citare, Valentino, Armani, Dolce & Gabbana, Ralph Lauren, Jimmy Choo, etc.), non a caso via quotidiana per le ragazze di Gossip Girl. Il Club 21 è uno dei bar ristoranti più antichi della città e qui la protagonista si rifugia, dopo aver rifiutato di tornare in Texas con il suo ex marito per (ri)essere Lula Mae Barnes. Un ristorante in cui, oltre a Holly/Audrey, hanno cenato anche Marilyn Monroe, Humphrey Bogart, Sophia Loren e molti dei presidenti degli Stati Uniti, il cui passaggio è segnato da un ricordo appeso sul soffitto. La vita frenetica e movimentata di Holly ci porta ad assaporare i luoghi emblematici di una tipica newyorkese troppo avanti nel tempo per i “suoi” tempi, una ragazza che si contorna di ciò che si dice essere la felicità senza però entrarvi direttamente. Lo dice anche il suo ex marito a Paul, quando si incontrano a Central Park, al Conservatory Water Pound, circondati da alberi di ciliegi di Yoshino, e se ne renderà conto lo stesso Paul, quando porterà Holly alla New York Public Library, nella Sala dei cataloghi, dove lei non è mai stata (e in molti altri luoghi lei, dopotutto, non è mai stata). È infatti Paul che porta in giro per New York Holly, ed è Holly che porta in giro per un “nuovo mondo” anti-convenzionale Paul. Ma Holly, alla fine, non può essere ‘incatenata’, come dice lei, «Non permetterò a nessuno di mettermi in gabbia», e anche l’amore fa parte, per lei, di questa unica e grande catena, da cui già una volta è scappata. Seduti sul muretto davanti al Seagram Building, questa volta nel Midtown, Holly ricomincia a sognare e a voler scappare. E così anche noi, ora, scappiamo con lei.

    
    New York Public Library (foto di NYPL)
    

    THE AVENGERS

    
    The Avengers, New York (da Mental Floss)

    Gli Avengers, altrimenti detti i Vendicatori (perdendo però di stile), essendo eroi, combattono contro “il male”. A volte il male si presenta sotto forma di cattivi super magici vestiti di nero, verde, viola, provenienti da altri mondi, altri tempi, altri (multi)universi. Altre volte, il male sono loro stessi, trasformati in bestie verdi o, semplicemente, litigiose coppie in crisi (Tony e Steve?). In ogni caso, qualunque sia il motivo, hanno bisogno di un palco, un set per dimenarsi, preferibilmente distruggendo tutto ciò che hanno intorno. E ne hanno distrutti di edifici, piazze, mezzi di trasporto, ponti, eccetera, a New York. La loro location preferita è la piazza del resto amata da tutti, vero palcoscenico per l’agire degli eroi: a Times Square, nel Midtown, gli Avengers hanno combattuto la loro battaglia finale contro l’esercito dei Chitauri, la razza aliena assoldata da Loki per invadere il pianeta. Times Square è anche la prima piazza del “presente” che incontra Captain America una volta risvegliato dal suo congelamento, e dopo essere scappato da quella finta stanza di ospedale retrò. Dalla piazza dei flashmob, gli Avengers distruggono anche parte della Grand Central Terminal, scenario di moltissimi film (Revolutionary Road, Il diavolo veste Prada, Irrational Man, Gossip Girl) e, senza spostarsi troppo, salendo sulla punta, al Chrysler Bulding, sempre nel Midtown, uno dei grattacieli, se non più alti, più famosi della città, Thor fa incetta di fulmini per sprigionarli sui nemici (The Avengers 2012).

    
    Chrysler Building (by Dan Smedley)

    Il Midtown Manhattan pullula di edifici e piazze da eroi, persino quella in cui ha iniziato a lavorare come reporter Peter Parker, in Spider Man prima di Spider Man versione Marvel (quello del 2002 e con Toby Maguire). All’interno del Flatiron Building si trova la redazione del «Daily Bugle». Prima di ritornare verso il Nord, mi fermo un attimo, ancora nel Greenwich Village, ad ammirare uno dei tre Sancta Sanctorum al mondo, in particolare quello in cui vive il Dottor Strange, al 177° Bleecker Street.

    
    Flatiron Building (by Lerone Pieters)

    La fine di questo terzo percorso coincide con la prima fine degli Avengers (2012): Thor, a Central Park, sulla Bethesda Terrace, saluta i suoi “colleghi” e riporta il fratello a casa, ad Asgard. Per il momento li salutiamo, compariranno presto in vesti nuove, ma a noi interessano altre zone, altri mood e, perché no, di un vero e proprio flashmob, per non dire musical. E chi sa organizzarli meglio di Giselle?

    

    COME D'INCANTO

    
    Come d'incanto (foto da Bingynews)

    Che fai per dirle che l'ami, e dirle ciò che hai nel cuore? Qual è il tuo trucco per dirle: "Cara, tu sei grande"? Hai tanti modi per farlo, che trucchi usi per dirlo? Qual è il tuo modo per dirle: "Cara, io ti amo"?

    Il Central Park diventa il palcoscenico di questa fiaba e realtà unite insieme. Giselle, pur di dimostrare a Patrick Dempsey che l’amore romantico e il lieto fine esistono veramente (del resto lei ne arriva direttamente da un tombino e da un tombino a un mondo fiabesco), si mette a ballare e cantare, accompagnata da tutti i presenti, musicisti, ballerini, comparse, animali e attraversa l’intero parco. A iniziare dallo Zoo di Central Park, dove Giselle fa amicizia con gli animali (tra le 150 specie lì presenti ci sono i panda rossi, orsi polari e i leopardi delle nevi). Oppure al Wollman Rink dove Giselle e Robert pattinano insieme. Saltarellando lungo The Mall, in compagnia del suo gruppo danzante, Giselle intona la sua canzone immersa tra gli olmi, passa a dare un saluto a Sally alla Loeb Boathouse e ritorna sui sui passi ballerini. Giselle canta anche allo Strawberry fields, il monumento commemorativo di John Lennon, e non lontano dal palazzo in cui visse e venne assassinato. Intorno al lago, poi, Giselle dà il meglio di sé, al punto di convincere Robert: attraversando il Bow Bridge, il ponte ad arco sospeso, e poi il Gapstow Bridge, il Bethesda Fountain, fino alla già conosciuta Bethesda Terrace, assistiamo al vero apogeo e assolo della canzone di Giselle.

    
    Bow Bridge (by Eugen Kucheruk)

    Robert è convinto: deve dire a Nancy che l'ama. Non gli resta che inviare dei fiori, tramite un bizzarro messaggero, una colomba. E anche noi, come Nancy, cogliamo l’invito a partecipare al ballo, come delle vere e proprie principesse, o meglio ancora, come Giselle.

    

    THE WOLF OF WALL STREET

    
    The Wolf of Wall Street (foto da La Scimmia Pensa)

    Da centro della fondazione della città stessa a potenza commerciale, il Lower Manhattan è oggi immersione e commistione di cultura e simbolo di finanza con la sua Wall Street. E, chiaramente, non potevamo non passare a dare un saluto, in questo tour, a Di Caprio, il lupo di questa strada.

    
    La Borsa di Wall Street (by Tomas Eidsvold)

    Tra le prime scene del film, rimaste iconiche, è quella del pranzo tra Leonardo di Caprio (Jordan) e Matthew McConaughey al ristorante Top of the Sixes, al 666 di Fifth Avenue. Quel battito sul petto canzonato non era previsto: era in realtà il rituale di riscaldamento che l’attore fa di solito prima di una ripresa. È il battesimo di fuoco del protagonista, da qui in poi capirà la sua vocazione fino a farne la sua ossessione, senza lasciarsi mai mancare nulla. Lo troviamo inizialmente all’Equitable Building, tra 120 Broadway e Pine Street. Lo troviamo poco dopo nel suo splendido yacht, al North Cove Matina, vicino al World Trade Center, a godersi il suo mare vista Statua della Libertà. Lo ritroviamo davanti alla Trump Tower, punto di svolta, dal momento che la ‘vecchia’ moglie lo becca in limousine con la ‘nuova’. È lei che porta nella sua casa al Milan Condominium, è lei a cui chiede di sposarlo al Four Seasons Restaurant. Una tappa dopo l’altra verso la sua scalata al successo. In questo momento sembrerebbe avere tutto quanto. Sicuramente ha in mano la Borsa di Wall Street. Per ora.

    
    National September 11 Memorial & Museum (by Darshan Patel)

    

    Ma oltre alla Financial District, in questa parte Lower si trova un altro dei monumenti simbolo di New York: a ricordare l’11 settembre, esattamente al posto del World Trade Center si trova il National September 11 Memorial & Museum, con due piscine a occupare lo spazio delle due Torri Gemelle. Infine, una volta perso tutto quanto, salutiamo il protagonista, abbandonato a sé stesso, per le strade della Lower Manhattan. Noi passeremo la sera a Chinatown.

    «Quando avevo 24 anni presi una decisione, io non volevo sopravvivere, volevo vivere alla grande» dice Jordan. Il suo motto però non è finito poi così bene.

    

    SOUL

    
    Soul (da Movie Travel)

    La musica è il mio pensiero fisso, dal momento in cui mi sveglio la mattina al momento in cui mi addormento la sera.

    Joe Gardner (in Soul)

    New York, la città in cui il jazz non è nato ma che è la capitale americana del jazz. Centro culturale, multietnico, ricco di influenze e immigrati che hanno portato ognuno il proprio patrimonio artistico e non solo. Il quartiere di Harlem, e quello del Queens, centri iconici del jazz, ma anche e ancora il Greenwich Village. La vita di Joe Gardner, insegnante di musica ed eterno sognatore, si barcamena tra i quartieri della città alla ricerca del sound giusto, quella ipnosi necessaria, secondo il protagonista, alla vera passione. Il tutto in una New York animata ma tremendamente realistica: la scuola di Joe si ispira alla Nathaniel Howthorne Middle School, nel Bayside (California però). Il locale in cui sogna di esibirsi è invece ispirato, per l’insegna, al leggendario Blue Note Jazz Club, al Greenwich, per il nome al vecchio locale Half Note Club (il locale nel film si chiama infatti Half Note), mentre per gli esterni e interni riprende il Village Vanguard, sempre nel Greenwich, storico jazz club tempio di musica.

    
    The Half Note
    
    Village Vanguard (foto da Movie Travel)

    Del resto gli stessi edifici, quartieri e strade sono in massima parte ispirati, basterà fare un giro per il quartiere e ritrovarsi immersi nel mondo di Soul. Anche il Barbiere Dez da cui Joe va per farsi una spuntatina ha tratto ispirazione da molti dei barbieri tipici del posto (anche se, poi, per il vero e proprio design, han preso ispirazione dal His Imperial Majesty Barbershop, nella Bay Area, in California). L’insegna del negozio ricorda il Tony’s Park Barber Shop, a Brooklyn, e così la vetrina di Dez ricorda quella di Mr. Joseph’s Village Hairstylist.

    
    Barbiere Dez
    
    Tony's Park Barber Shop (foto da Movie Travel)

    La stessa metropolitana è ripresa fedelmente, la stazione di Queensbro Plaza, a Long Island City (nel Queens), la linea che si consiglia per ammirare la skyline di Manhattan, come del resto fa lo stesso Joe. E nel suo ammirare lo skyline, si vede (per capire come han curati i dettagli) persino una parte dell’insegna dei Silvercup Studios, una casa di produzione cinematografica (per capirci, è la casa che ha prodotto Sex and the City). Dai locali agli edifici, dalla metro allo skyline, persino persone e animali sono stati ripresi e ispirati a quelli veri: il topo che ruba la pizza al gatto Joe, ad esempio, è il famoso Pizza Rat, il topo che venne filmato mentre trascinava la pizza nel 2015. E la pizza stessa, a fetta, si mangia al Greenwich Village, da Joe’s Pizza, la cui insegna ricorda molto quella di Greg’s Pizza (in Soul). Il viaggio di Soul e Joe si conclude così, all’insegna di un sogno che si realizza e una passione che si gode in ogni istante. Mentre Joe passeggia tra le strade di casa, nel Greenwich, passa davanti a un’agenzia di viaggi. Ho scoperto ora la parola Easter Eggs, una sorta di escamotage dove i registri/animatori mettono un qualche riferimento nascosto nel film. All’agenzia di viaggi “Go Far Travel”, bene, è appesa in vetrina la locandina per Portorosso, la location del film Luca (che al tempo non era ancora uscito).

    

    Con questa chicca, New York è stata esplorata nelle sue filmesche routine, e tanti sarebbero gli altri film da poter scoprire. La Grande Mela era, e rimane, meta e luogo d’onore per il cinema. E così anche per noi turisti che ci godiamo la città tra suggestioni e colori. Ora, finalmente, ritornati con Joe al primo nostro quartiere, il Greenwich, ritroviamo anche i nostri primi due amici, Harry e Sally. Anche noi adesso, ‘assaporata’ la città, possiamo dire «Quello che ha preso la signorina»!

    Eeee Stop!

    

    Autore: m.fantoni