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Noi ragazzi (non) di Berlino
Berlino: qui sono straniera e tuttavia è tutto così familiare. In ogni caso non ci si può perdere: s’arriva sempre al muro.
(Dal film Il cielo sopra Berlino)
È il 9 novembre 1989. Verso le 19 la prima picconata colpisce il muro che per ventotto anni ha marcato uno stacco spaziale e temporale, un prima e un dopo, un al di qua e un al di là. La sorte di ognuno, prima di quel novembre, era stato deciso per pura casualità. Nessuno aveva scelto da che parte stare, tutto era stato imposto in una sola notte, nel 1961. Berlino Est e Berlino Ovest, Berlino Comunista e Berlino 'libera', 50 e 50 di possibilità. Allo stesso modo una notte ha distrutto quel velo invalicabile, ha rotto l’illusione. E tutti sono andati dall’altra parte.
Da una parte o dall’altra, chi aveva la possibilità di attraversare le due Berlino, tra il 1961 e il 1990, doveva necessariamente fare uno stop al Checkpoint Charlie: controllato dagli Alleati americani, esso costituisce il punto nevralgico della città, crocevia tra a Friedrichstraße e Zimmerstraße, il Checkpoint Charlie è il punto di controllo che vigilava il confine tra i due schieramenti, sovietico e americano. Oggi, a ricordo di questo passaggio, si trovano le gigantografie di due soldati, un Alleato rivolto verso la Berlino Est e un sovietico rivolto verso la Berlino Ovest, con il celebre cartello «You’re leaving the american sector». Per chi ne volesse sapere di più, accanto si trova il museo La casa del Checkpoint Charlie, all’interno della quale è stata allestita un’esposizione sulla storia del muro e degli oggetti utilizzati, nel passato, nei vari tentativi di fuga.
Attraversando il punto di controllo, camminando un poco, si arriva a un altro centro significativo: Postdamer Platz. Si tratta di uno dei quartieri più recenti della città, nato a fine anni Novanta, una sorta di re-interpretazione di ciò che Berlino è stata e oggi non è più, distrutta dopo la Seconda guerra mondiale, divenuta poi terra di nessuno e oggi in competizione con le grandi piazze mondiali, come Times Square o Piccadilly Circus. Noti architetti hanno contribuito alla realizzazione di una piazza ultramoderna, dalla Daimler-Chrysler alla Sony Center, dalla torre Debis a quella di Kollhoff. Da qui, seguendo una delle arterie della capitale, lungo il confine del polmone verde, si arriva alla Porta di Brandeburgo, un’altra icona simbolo della Guerra Fredda. Dopo la caduta del muro, finalmente riunita, la Berlino nuova si radunò di fronte a questa porta, rimasta chiusa dal 1969 in una terra deserta e senza padroni. Sopra, sulla cima, si trova una Quadriga che raffigura la Dea della Vittoria con il suo carro trainato da quattro cavalli. Il simbolismo che vi sta dietro non necessita di spiegazioni.
Alle spalle della porta, il grande parco di Berlino: il Tiergarten, costruito dal paesaggista Peter Lenné: immersi nei sentieri, sostando a prendere un caffè negli chalet o prendendo aria su una delle tante panchine vista acqua, ogni punto minuziosamente studiato dall'architetto è stato destinato a rendere il parco una delle passeggiate preferite dei cittadini e, di certo, dei turisti. Sdraiati sull'erba, circondati dal verde, è possibile anche scorgere il centro del potere politico tedesco, il Reichstag: con la sua cupola trasparente e il corpo a forma di ferro di cavallo, al tempo della Guerra Fredda il Reichstag si trovava a ridosso del Muro occidentale, oggi, in memoria, fa parte del Band des Bundes (il nastro della federazione), un agglomerato di edifici in vetro e cemento che collegano simbolicamente la Berlino Ovest alla Berlino Est sopra il fiume Sprea. Sopra si staglia la scritta «Al popolo tedesco», simbolo prima della Germania nazista, issata poi il simbolo comunista della falce e martello, il Parlamento tedesco è impregnato della storia che ha macchiato e risorto la città e lo stato.
Non distante, l'altro simbolo del Secolo breve, monumento e memento di ciò che fu e non si può dimenticare: l'Holocaust Mahnmal. I 2711 blocchi di cemento di altezza diversa sono lì a commemorare i sei milioni di ebrei morti durante la Germania Nazista. Un labrinito di blocchi di cemento, intricato e tetro, stanno lì a testimoniare non una grandezza, ma l'austerità e l'atrocità di quanto accaduto. Nessun fronzolo, nessuna descrizione, ma spettro statuario volto a far fermare, in silenzio, chi lo attraversa.
Di fronte si spalanca la Unter der Linden, una delle strade più famose della città, lunga più di un chilometro, ponte tra il verde di Berlino e la sua arte: all'altro capo, infatti, si trova l’Isola dei Musei, Patrimonio Unesco per la sua unicità. L’isola che accoglie ben cinque musei: l’Altes Museum, il primo costruito, ospita collezioni di opere provenienti dall’Antica Grecia fino all’epoca etrusca, con qualche incuriose nella Roma classica e imperiale. Al Neues Museum, invece, si va ancora più indietro, a riscoprire l’arte egizia, come il busto in pietra di Nefertiti (del 1340 a. C.) e la Collezione dei Papiri. L’Alte Nationalgalerie si sposta invece nel futuro, precisamente nel XIX secolo, con una vasta collezione di opere impressionistiche francesi e tedesche. Ancora, il Bode Museum, costruito nel 1904, è testimone dell’arte bizantina e di sculture provenienti dalla classicità. Infine, il Pergamon Museum ospita, lo dice il nome stesso, l’altare di Pergamo, del II secolo a. C., la Porta del mercato di Mileto, del 120 a. C. e la Porta di Babilonia, costruita per volontà del famoso Nabucosondor.
Attraversando l’Isola, si arriva all’altro capo di una linea tesa tra le due città: Alexander Platz. Snodo cruciale di Berlino, sede di molti eventi della sua storia, Alexander Platz è immagine del socialismo tedesco, circondata da edifici che ne simboleggiano la storia: è qui che si trova la Torre della Televisione, la struttura più alta dell’Europa Occidentale, con ben 365 metri di altezza (il numero è un caso?).
La storia di Berlino non può che terminare con un ultimo viaggio, non solo metaforico, attraverso la storia, ma anche concreto, lungo il Muro che è il simbolo stesso di questa storia. Nella parte più orientale della città, del muro lungo 170 km e alto 10 metri oggi ne rimane poco più di un chilometro. Nel 1990, artisti provenienti da tutto il mondo, si sono riuniti lungo il suo ultimo tratto nel tentativo di celebrare la nuova Germania, finalmente riunita. Murales e graffiti ricoprono l'intero muro, componendo quello che oggi chiamiamo East Side Gallery. Alcuni dei murales sono famosi in tutto il mondo, come The mortal kiss, che ritrae Leonid Brezhnev (URSS) e Erich Honecker (DDR) baciarsi, oppure Test the rest, in cui una macchina Trabant, targata NOV.9.89 (il giorno della caduta) apre un varco nel Muro.
E' il 9 novembre 1989 e il muro è stato abbattuto. La storia di Berlino, segnata per più di cinquanta anni, depone le sue ultime pietre. E' ora di riscrivere una nuova storia, una nuova Berlino, senza stelle a cinque punto e muri a dividerla.